mercoledì 27 agosto 2008

Primi "Passi" a Senigallia


L’anno scorso, venerdì 25 maggio 2007, presso l’Auditorium San Rocco di Senigallia, si è svolto un seminario sul tema “Gli stili di vita per la salute” – Rapporto PASSI di Area Vasta 2005, organizzato dai Dipartimenti di Prevenzione, Unità Operative di Epidemiologia, dell’ASUR Marche, Zone Territoriali di Senigallia, Jesi, Fabriano e Ancona.
Le Zone Territoriali dell’Area Vasta di Ancona, insieme alle altre Zone Territoriali dell’ASUR, hanno avviato nel 2005, in collaborazione con il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità, la sperimentazione di un sistema di sorveglianza denominato PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia). I principali argomenti oggetto dell’indagine sono: attività fisica, fumo, alimentazione, consumo di alcool, sicurezza stradale, screening del tumore della mammella, del collo dell’utero e del colon retto; uno studio pensato per indagare le abitudini di vita della nostra comunità.
Lo strumento utilizzato per effettuare l’indagine è l’intervista telefonica. Le interviste telefoniche sono state effettuate per lo più da assistenti sanitarie dei Dipartimenti di Prevenzione dopo opportuna formazione.
Spendo due parole sulla bontà dell’indagine di cui sono fermo sostenitore: i dati presentati lo scorso anno a Senigallia erano il risultato dell’indagine effettuata nel 2005 e a quei tempi lo Studio Passi si presentava nella sua fase pilota. Nel 2005 le Marche hanno aderito come regione. Per altre regioni hanno aderito solo alcune ASL e questo è il primo aspetto di cui essere orgogliosi, infatti i dati raccolti nelle Marche sono rappresentativi sia per la regione che per le singole province (purtroppo i dati provenienti dalle zone territoriali non sono statisticamente significativi, dunque non è possibile avere dati significativi per la popolazione della ZT4 di Senigallia).
Lo Studio ha avuto un importante significato per i Dipartimenti di Prevenzione i quali stanno vivendo un duro periodo di transizione cercando di passare, non senza fatica, da attività fondate sulla logica del controllo e dell’ispezione, i cui fondamenti sono le norme di legge, ad attività di promozione della salute che devono fondarsi sulla valutazione dei bisogni di salute della popolazione e su successivi interventi di prevenzione mirati ed efficaci. Da questo punto di vista lo Studio Passi è un’attività che arricchisce di cultura epidemiologica i Dipartimenti di Prevenzione.
Ora spezzo una lancia a favore dell’intervista telefonica, che per alcuni rappresenta l’altro problema dello Studio:si tratta dell’unico mezzo utile perché l’indagine abbia un significato. Purtroppo l’indagine telefonica è sempre più frequente e siamo sempre più importunati da inutili conversazioni telefoniche che non fanno altro che inasprire i nostri animi e predisporli al rifiuto di qualsiasi forma di intervista telefonica che ci venga proposta. Ma vorrei far notare la sostanziale differenza che intercorre tra questo tipo di intervista telefonica e tutte le altre: l’intervista telefonica dello Studio Passi è sicuramente lunga (20 minuti) e può apparire invadente (sono richieste informazioni personali sui nostri stili di vita) ma si tratta di un’attività anamnestica sanitaria che si pone il fine di raccogliere informazioni che verranno utilizzate in forma aggregata al fine di conoscere i bisogni di salute di una popolazione. Quindi il fine non è adeguare un prodotto al mercato, conoscere le abitudini consumistiche della popolazione o migliorare il profitto di un’azienda. Il fine ultimo dello Studio Passi è il benessere della popolazione. Penso che qui si possa dire tranquillamente: il fine giustifica i mezzi!

Dopo il primo anno di sperimentazione la sorveglianza sta continuando anche a Senigallia e sembra proprio che le attività dello Studio Passi possano divenire routinarie per i Dipartimenti di Prevenzione: la speranza è che, come avvenuto in passato, la popolazione di Senigallia risponda bene al meccanismo dell’intervista telefonica (nel 2005 pochissimi hanno rinunciato a sottoporsi all’intervista). Riporto di seguito alcuni dei dati che vennero presentati a S. Rocco lo scorso anno (dati della Area Vasta di Ancona, comprendenti le abitudini di noi senigalliesi).

Abitudini alla guida - uso dei dispositivi di protezione individuale:
Cinture anteriori sempre allacciate: 78,2%
Cinture posteriori sempre allacciate: 19,9%
Casco sempre indossato: 100%
Vaccinazione anti-influenzale:
Vaccinati totali: 17,4%
ultra 65enni: 60%
sotto i 65 anni: 13,9%
sotto i 65 anni con patologia cronica: 20,7%
Vaccinazione anti-rosolia (donne 18-45 anni):
Vaccinate totali: 39,3%

Sarebbe interessante discutere questi dati e ci sarebbero altri dati interessanti da trattare ma mi fermo qui, citando, per concludere, gli Operatori Sanitari del nostro Dipartimento di Prevenzione che hanno raccolto i dati nel 2005...
Referente ZT4 Senigallia: Rosanna Rossini;
Intervistatori e Collaboratori: Antonella Agoccioni, Milena Cavallotti, Daniela Francoletti, Mirella Marcellini

mercoledì 20 agosto 2008

Il mare di Senigallia e i suoi pericoli

La percezione di qualsiasi rischio per la popolazione generale è mediamente distorta. Cosa intendo? Se vado in aereo "me la faccio mediamente sotto” dalla paura. Eppure il rischio che il mio aereo precipiti disastrosamente è molto inferiore al rischio di avere un disastroso incidente automobilistico, che corro ogni qual volta mi metto al volante. Talvolta non siamo a conoscenza dei rischi che si corrono ogni giorno. Ad esempio: se chiedessi ad un americano qual è il pericolo maggiore che corre in spiaggia, cosa pensate mi risponderebbe?
Penserebbe alla corrente del mare e alle onde alte; penserebbe ai colpi di calore o magari agli squali! La risposta corretta è: nessuno di questi!
Un articolo dell’anno scorso, pubblicato dalla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine (Maron BA, 2007), mette in guardia su un pericolo che non avevo mai preso in considerazione: le buche nella sabbia. Non c'avevo mai pensato, eppure sembra che negli USA centinaia di persone ogni anno muoiano sepolte nella sabbia delle spiagge, senza che nessun mezzo d’informazione e nessuna organizzazione sanitaria si sia mai interessata di questa strage dimenticata. Cosa c’entra tutto questo con Senigallia?
Ho pensato ad almeno due insegnamenti di Sanità Pubblica: il primo è relativo alla differente frequenza dello stesso evento per popolazioni differenti. Questo è un capisaldo dell’epidemiologia che è la spina dorsale della Sanità Pubblica: ogni popolazione ha le sue caratteristiche, ogni popolazione si caratterizza per patologie che hanno maggiore frequenza di altre, differenti servizi sanitari, maggiori o minori disuguaglianze di salute. Per questo ogni popolazione dovrebbe essere descritta nel suo “profilo di salute”.
Se la memoria non mi inganna nessuno a Senigallia è mai morto per essere caduto dentro una grande buca lasciata in spiaggia. Ma ogni estate Senigallia vive la drammatica morte di qualcuno nelle acque del suo mare.
La seconda lezione è la seguente: anche le cose meno frequenti capitano. Sebbene certi rischi non vengano percepiti come dovrebbero, essi sono reali, pertanto andrebbero tenuti in debita considerazione. La cronaca estiva degli scorsi anni parla chiaro: ogni anno a Senigallia e dintorni alcuni muoiono per annegamento in mare, talvolta per malore, talvolta per colpa della corrente e delle onde (leggi qui, qui e qui).
L’estate sta per chiudere i battenti ed è bene ricordare che mentre il tempo andrà progressivamente peggiorando alcuni rimarranno in ferie godendosi gli ultimi raggi di sole e immergendosi in acque sempre più agitate… occhio quindi ai pericoli del mare.
E in ultimo una provocazione: perché noi Senigalliesi non cominciamo a prendere sul serio il divieto di balneazione quando in spiaggia sventolano le bandiere rosse?

Bibliografia: Maron BA, Haas TS. Sudden Death from Collapsing Sand Holes. N Engl J Med 2007; 356(25): 2655-56.

mercoledì 13 agosto 2008

Senigallia e Help – Life without tobacco


Da giovedì 14 a domenica 17 agosto 2008 Senigallia ospita presso la postazione di Corso Due Giugno (all’altezza di BNL) la seconda tappa del summer tour della Campagna Help – Per una vita senza tabacco, iniziativa della Commissione Europea di informazione e sensibilizzazione sui rischi legati al fumo che si svolge in contemporanea in tutti e 27 i Paesi dell’Unione Europea.
Come di consueto, fumatori e non fumatori potranno verificare il tasso di monossido di carbonio (CO) presente nei loro polmoni semplicemente recandosi presso lo stand della campagna per sottoporsi al CoTest. I test sono liberi e gratuiti e saranno effettuati da personale specializzato. Inoltre, a tutti coloro che si presenteranno alla postazione di HELP, verranno offerti consigli e distribuiti divertenti gadget che riportano al sito della campagna http://www.help-eu.com/.

Il sito internet della campagna anti-tabacco è ben curato (peccato che il sito, tradotto in italiano ma originariamente scritto e pensato in inglese, denoti delle imperfezioni e delle traduzioni non sempre perfette) e ritengo possa essere utile per chi non vuole iniziare, per chi vuole smettere e per chi subisce il fumo passivo.
Nella sezione Non voglio iniziare degni di nota sono i cinque consigli regalati.
Nella sezione Subisco il fumo passivo sono riportate cinque interessanti (ed inquietanti) verità sul fumo passivo. L’area Voglio smettere è in assoluto la più interessante, con utili consigli, testimonianze, notizie e la possibilità di ricevere il servizio di “Help coaching”, un servizio che tramite e-mail periodiche fornisce consigli e informazioni personalizzate per aiutare l’utente Web a smettere di fumare.
Infine riporto il link della pagina Web che spiega l’importanza della misurazione del monossido di carbonio (CO). Il sito non è aggiornato e le tappe italiane del summer tour della campagna Help non sono riportate. Ma per questo ci è di aiuto l’articolo pubblicato l’8 agosto su Vivere Senigallia.

Chikungunya a Bologna



Bologna, 7 agosto 2008 (Emilianet) - E' stato in vacanza nello Sri Lanka ma, al suo ritorno a Bologna, ha accusato febbre alta, dolori articolari, malessere diffuso. Fin quando all'inizio di agosto l'uomo si è rivolto al suo medico ed è stato ricoverato all'ospedale Maggiore per un caso di Chikungunya. L'uomo, sulla cinquantina e originario dello Sri Lanka, è tornato il 31 luglio a Bologna, città dove vive da anni. Ha passato la notte a casa del figlio che era andato a prenderlo in aeroporto. Il giorno dopo ha avvertito i primi sintomi della febbre virale, per cui si è rivolto al proprio medico e poi al Maggiore (leggi tutto l'articolo qui).

Casi importati di Chikungunya sono rari ma non impossibili e ogni anno si conta qualche caso su tutta la penisola. Eccezionale, al contrario, quello che è successo in Emilia Romagna giusto un anno fa: Ravenna e le zone limitrofe furono colpite da un'epidemia di Chikungunya che fece registrare 257 casi umani. A differenza degli altri casi, sporadici e isolati, quello che accadde l'anno scorso è che un extracomunitario, di ritorno dall'India e portatore del virus, fu punto da una zanzara tigre, che a sua volta trasmise il virus ad altre persone generando la severa epidemia italiana. La Regione Emilia Romagna riuscì a limitare l'epidemia e nell'anno trascorso ha fatto grandi sforzi per migliorare la lotta della Sanità Pubblica alla zanzara tigre e alle malattie quali Chikungunya e Dengue che da tale vettore possono derivare.

La notizia sul caso di Chikungunya a Bologna non mi preoccupa affatto. La rapidità della diagnosi e delle azioni di lotta agli insetti vettori dimostrano la bontà del sistema di Sanità Pubblica dell'Emilia Romagna e un'epidemia su vasta scala è sicuramente scongiurata. Ma se il caso fosse capitato nelle Marche? Se ci fosse stato un caso di Chikungunya nella nostra Senigallia? Siamo ancora lontani dal credere ed investire nella funzione della "Preparazione della Sanità Pubblica alle Emergenze" e la Regione Marche, nonostante il campanello d'allarme dello scorso anno, non ha predisposto alcun piano specifico per la lotta alla zanzara tigre e la prevenzione di Chikungunya e Dengue, malattie rare e che solo l'anno scorso sembrava impossibile potessero rappresentare realmente una minaccia per la salute pubblica di una città italiana.

Senigallia è piena di Zanzare Tigri... per conoscere come combatterle leggi qui.

Scarica e leggi il Piano della Regione Emilia Romagna per la lotta alla zanzara tigre e la prevenzione di Chikungunya e Dengue.

Un grazie a Giuseppe Michieli per avermi riportato la notizia.

martedì 12 agosto 2008

Nasce SPES: Salute Pubblica e Senigallia

Salute Pubblica e Senigallia, ovvero il modesto tentativo di approfondire l’analisi delle tematiche riguardanti la salute dell’intera popolazione di Senigallia, la mia città.
In Italia la terminologia anglosassone “Public Health” è da sempre stata tradotta in “Sanità Pubblica”, pertanto i termini “Sanità Pubblica” e “Salute Pubblica” sono, nella pratica e nell’accezione comune, da intendersi indistinti ed intercambiabili.
Ma nella mente di molte persone il significato di “Sanità Pubblica” è spesso equivocato e si incorre normalmente nell’errore di pensare che “Sistema Sanitario Nazionale” e “Sanità Pubblica” siano sostanzialmente la stessa cosa.
Quando si parla di “Public Health” (PH) ci si dovrebbe riferire ad un sistema il cui significato è chiaro e universalmente accettato. Nel 1988, attraverso il noto Achenson Report, la PH venne descritta come "la scienza di promuovere la salute, prevenire le malattie, prolungare e migliorare la qualità della vita attraverso gli sforzi organizzati della società" (Committee of Injury into the Future Development of the Public Health Function, 1988). Secondo l’OMS la PH è l’insieme degli “sforzi organizzati della società per sviluppare politiche per la salute pubblica, la prevenzione delle malattie, la promozione della salute e per favorire l’equità sociale nell’ambito di uno sviluppo sostenibile”.
L’Oxford Textbook of Public Health presenta il concetto di PH definendolo come “il processo di mobilitazione e impegno delle risorse locali, nazionali e internazionali per assicurare le condizioni in cui le persone possano vivere in salute”, mentre Rychetnik, nel suo glossario per l’evidence based public health (2004), descrive sinteticamente il sistema di PH come “l’insieme degli sforzi scientifici e tecnici, ma anche sociali e politici volti a migliorare la salute e il benessere delle comunità o delle popolazioni”.
È evidente dunque: quando si parla di Sistema di Sanità Pubblica non si dovrebbe fare unico riferimento al nostro Sistema Sanitario, ma piuttosto a quella parte della Società che attraverso le Istituzioni, i Programmi, i Servizi ma anche attraverso gruppi di cittadini organizzati o semplicemente attraverso la buona volontà dei singoli individui, agisce per il benessere e la salute di un’intera popolazione.
Salute Pubblica e Senigallia ha un acronimo semplice e chiaro: SPeS!
La speranza è "uno stato d’animo di attesa fiduciosa nel compimento imminente o futuro di un evento o nel raggiungimento di uno scopo prefissato". La speranza è anche “lo stato d'animo di chi è fiducioso negli avvenimenti futuri o già accaduti di cui non conosce i contorni precisi e le esatte possibilità di riuscita”. Spero di promuovere, nel mio piccolo, la cultura della Sanità Pubblica a Senigallia; spero di contribuire alla Salute Pubblica della città di Senigallia; spero che questo blog possa essere utile, non molto, ma quanto basta; spero di essere all’altezza di sorreggere un’idea interessante, ma che prevedo richiederà tanto impegno e sacrificio.
E alla fine se questo blog non servirà a nulla… la speranza è quella di non ricevere pomodori in faccia… sperando che venga apprezzata l’intenzione se non ci saranno risultati!