mercoledì 31 dicembre 2008

Conoscere per affrontare… un caso di meningite batterica


La meningite batterica è una delle “bestie nere” tra le malattie infettive conosciute.
Purtroppo in questi giorni Senigallia è scossa dal dramma del bambino colpito da meningite.
Il bambino avrebbe manifestato i primi sintomi il giorno di Natale, poi l’aggravamento e il passaggio in Pronto Soccorso per la conseguente preoccupante diagnosi: meningite batterica. Trasferito al Salesi di Ancona è stato sottoposto a tutte le cure possibili, purtroppo le sue condizioni si sono ulteriormente aggravate ed ora il bambino versa in condizioni disperate.
Ho seguito da vicino questa vicenda, pur non essendo direttamente coinvolto nell’intenso lavoro che sta svolgendo il nostro Dipartimento di Prevenzione, essendo un medico di Sanità Pubblica ho cercato di reperire notizie, seguendo la stampa locale e carpendo informazioni dai colleghi.
Prima di tutto esprimo la massima vicinanza alla famiglia: drammi del genere toccano nel profondo.
Non è il momento delle critiche, positive o negative che siano, rispetto all’operato dei colleghi di Senigallia, sono vicino anche a loro, mi immagino con quale ansia si lavori in giorni del genere, quando si è impegnati a garantire la sicurezza e la salute di un’intera popolazione.
Quello che voglio fare è dare qualche informazione tecnica, forse quello che è mancato in questi giorni (qualcuno ha detto… “Una precisa è corretta informazione su cosa scatena questi fenomeni, è dovuta!”). Sono profondamente convinto che la conoscenza consenta di affrontare qualsiasi cosa nel miglior modo possibile.

Cos’è la meningite
La meningite è una malattia infiammatoria delle membrane che rivestono l'encefalo e il midollo spinale.
La causa più frequente è quella infettiva (da virus e batteri). È possibile, ma molto meno frequente, che una risposta infiammatoria meningea sia la conseguenza di una invasione neoplastica delle meningi o sia la complicanza di particolari malattie autoimmuni.
Tra le meningiti di origine infettiva la forma virale, detta anche meningite asettica, è quella più comune: di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di 7-10 giorni. La forma batterica è più rara ma estremamente più seria, e può avere conseguenze fatali.

Cause di meningite batterica
I batteri che sono più frequente causa di meningite sono tre:
1. Neisseria meningitidis (meningococco) è un ospite frequente delle prime vie respiratorie. Dal 2 al 30% della popolazione sana alberga meningococchi nel naso e nella gola senza presentare alcun sintomo, e questa presenza non è correlata a un aumento del rischio di meningite o di altre malattie gravi. La trasmissione del germe avviene per via respiratoria, e il rischio di sviluppare la malattia sembra essere maggiore in persone che hanno acquisito l’infezione da poco, rispetto a chi invece è portatore da più tempo. Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo 5 (denominati A, B, C, W 135 e Y) causano meningite e altre malattie gravi. In Italia e in Europa i sierogruppi B e C sono i più frequenti. Il periodo di incubazione varia da 2 a 10 giorni, di solito è di 3-4 giorni.
Nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore, anche in presenza di una terapia adeguata.
2. Streptococcus pneumoniae (pneumococco) è, dopo il meningococco, uno degli agenti più comuni della meningite. Oltre alla meningite, può causare polmonite o infezioni delle prime vie respiratorie, come l’otite. Come il meningococco, si trasmette per via respiratoria e può trovarsi nelle prime vie respiratorie senza causare alcuna malattia. Esistono molti tipi diversi di pneumococco e le meningiti da pneumococco si presentano di solito in forma sporadica
3. Haemophilus influenzae tipo b (emofilo o Hib) era fino alla fine degli anni Novanta la causa più comune di meningite nei bambini fino a 5 anni. Con l’introduzione della vaccinazione i casi di meningite causati da questo batterio si sono ridotti moltissimo.

I microorganismi, per causare la meningite, devono penetrare nello spazio subaracnoideo e per farlo hanno tre modalità principali:
1. penetrazione diretta dall'esterno (a seguito di un intervento chirurgico, di traumi o di a, traumi, etc.);
2. penetrazione da focolai infettivi vicini (otiti, osteomieliti vertebrali, etc.);
3. disseminazione attraverso il sangue, (è la modalità più comune, spesso conseguenza di infezioni polmonari a cui fanno seguito il passaggio in circolo dei microrganismi).

Modalità di trasmissione
Per via raerea, tramite goccioline respiratorie e per contatto diretto con secrezioni respiratorie, comprese goccioline nasali e faringee da persone infette.

Perché proprio a me?
Non esistono vere e proprie condizioni che predispongano ad un maggior rischio, perciò la meningite meningococcica può colpire qualunque individuo sano in maniera del tutto imprevedibile.Tuttavia, sembra che alcuni fattori possano aumentare il rischio della malattia: questi fattori includono alcune immunodeficienze, la giovane età, infezioni del tratto respiratorio, condizioni di affollamento in ambienti chiusi che facilitano la trasmissione dell'infezione per via aerea (tipiche del passato alcune epidemie verificatesi in caserme militari), il fumo passivo.Esiste una consistente proporzione di soggetti nella popolazione generale che sono colonizzati dal meningococco nel nasofaringe, i cosiddetti "portatori sani"; tuttavia non sono completamente noti i fattori che scatenano la malattia conclamata.

Azioni da mettere in campo
Meningite meningococcica
I malati di meningite meningococcica sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall’inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari. Il meningococco può tuttavia dare origine a focolai epidemici. Per limitare il rischio di casi secondari, è importante che i contatti stretti dei malati effettuino una profilassi con antibiotici.
In particolare, vengono definiti come contatti stretti di un malato:
a) i conviventi;
b) chi ha dormito o mangiato spesso nella stessa casa del paziente;
c) le persone che nei sette giorni precedenti l’esordio hanno avuto contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti);
d) i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca);
Inoltre, la sorveglianza dei contatti è importante per identificare chi dovesse presentare febbre, in modo da diagnosticare e trattare rapidamente eventuali ulteriori casi. Questa sorveglianza è prevista per 10 giorni dall’esordio dei sintomi del paziente.
Meningite pneumococcica
Non è indicata la profilassi antibiotica di chi è stato in contatto con un caso.
Haemophilus influenzae tipo b (Hib)
In caso di meningite da Hib, è indicata la profilassi antibiotica dei contatti stretti.

Considerate le misure preventive poste in essere in questi giorni dal locale Dipartimento di Prevenzione sembra scontato pensare che il microrganismo responsabile della meningite del giovane senigalliese sia proprio il meningococco (ma nessuno lo ha comunicato ufficialmente).

Possibilità di prevenzione
Da alcuni anni sono in commercio vaccini efficaci per la prevenzione delle malattie invasive da Pneumococco (batteriemia, sepsi, meningite, polmonite batterica) e per la prevenzione della meningite meningococcica (causata da Meningococco di tipo C).
Il calendario vaccinale italiano non prevede ancora l’inserimento delle vaccinazioni anti pneumococcica e antimeningococcica fra quelle raccomandate e la vaccinazione può essere effettuata da chiunque voglia, a pagamento, presso i Servizi vaccinali dei Dipartimenti di Prevenzione. Correre ad effettuare la vaccinazione non serve a nulla, la meningite batterica rimarrà un evento raro, come è sempre stato (5-6 casi ogni anno in tutta la regione Marche) e quello di Senigallia è il solito desolante caso isolato che raramente, purtroppo, si verifica.

Pertanto, rispetto alla vaccinazione, non ci sono motivi per accelerare un processo decisionale che ogni genitore dovrà attivare autonomamente, anche seguendo il consiglio dei propri medici di fiducia.

Per saperne di più:
wikipedia (alcune imprecisioni, ma in linea di massima un buon sito)
meningite.it (attenzione: sito creato da una multinazionale dei vaccini).
Epicentro (ottimo sito italiano di Sanità Pubblica)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Daniel, molto esaustivo e chiaro!
Marco
http://scaloni.it/popinga

Gianluigi ha detto...

Mi ha segnalato Marco questo post. Trovo sia un eccellente contributo, senz’altro utile. Metto questo commento non perché potrei parlare di meningite virale, per diretta esperienza personale purtroppo,e forse anche di altre meningiti per tristi esperienze di famiglia, ma in quanto mi serve un consiglio.
Dapprima non mi è ben chiaro in quanto tempo i medici riescano a stabilire quale delle tre “bestioline” sia responsabile della patologia. Chiedo questo perché, in base all’individuazione specifica mi pare, sono praticabili i passi successivi. Vero?
Questa è la mia preoccupazione in quanto, da cittadino vorrei essere tranquillo, per il futuro, sugli interventi di profilassi.
Mi spiego meglio con il caso concreto. Ho qui nome e cognome di una signora che si è trovata in gravi preoccupazioni, avendo un figlio di 11 anni, compagno di classe del bimbo colpito. Ha appreso della meningite, mi dicono solo lunedì 29 dicembre. Lo ha appreso per caso in quanto la mamma di un compagno di classe del figlio si è preoccupata di informarla. Solo a questo punto ha attuato la copertura antibiotica (anche se forse non sussistevano più i rischi, dato il tempo trascorso), mentre invece altri che come suo figlio erano stati a contatto del malato erano già stati trattati.
Se così è non ti sembra, Daniel che per la prossima malaugurata occasione la macchina della sanità pubblica debba scattare con inappuntabile efficacia, cioè raggiungendo ed informando tutti e subito i potenziali contagiati. Ovviamente con quella cooperazione delle autorità civili e scolastiche che per forza di cose deve realizzarsi.
Gianluigi
http://scaloni.it/popinga

Daniel Fiacchini ha detto...

Stimato Gianluigi, grazie per il commento e le pertinenti considerazioni. Rispetto alla prima domanda credo di poter rispondere solo in modo vago. Non conosco l’iter diagnostico attivato nel caso specifico e non ho esperienze dirette che possano garantire una risposta certa. Anzitutto deve essere preso in considerazione il fatto che, purtroppo, i quadri clinici di meningite non sono sempre chiari come i libri li descrivono: i medici vorrebbero trovarsi di fronte a pazienti con febbre altissima, vomito e segni di rigidità nucale, il più delle volte accade che i sintomi d’esordio siano molto più sfumati. Credo sia proprio il caso del bambino di Senigallia: ha accusato i primi sintomi il 25, troppo aspecifici per una diagnosi anche sospetta di meningite… e infatti l’accesso al pronto soccorso è avvenuto il giorno dopo e, purtroppo, c’è stato un primo ritardo diagnostico, involontario e, direi, tristemente inevitabile.
Quando sorge il sospetto diagnostico di meningite la prima cosa che si fa è il prelievo di liquor (liquido cefalorachidiano… scorre dentro le membrane che avvolgono encefalo e midollo spinale) tramite puntura lombare. Le meningiti batteriche si manifestano con reperti caratteristici nel liquor, ma in prima istanza si può fare unicamente una diagnostica di tipo e, prendo spunto dal nostro recente caso di cronaca, credo che questa diagnosi sia stata fatta in Pronto Soccorso: alla diagnosi di meningite batterica credo sia opportunamente scattato il trasferimento al Salesi di Ancona.
Ma a questo punto una diagnosi di specie non è ancora stata fatta. Qui c’è il mio dubbio: ignoro quale tipo di procedimento diagnostico sia stato posto in essere e i tempi diagnostici variano a seconda del procedimento adottato: da alcuni giorni ( è il caso delle colture cellulari) a poche ore (è il caso di metodiche di biologia molecolare come la PCR). È verosimile pensare che nel caso del piccolo senigalliese siano stati utilizzati test per la determinazione rapida e diretta degli antigeni batterici. Il nostro Dipartimento di Prevenzione si è mosso, di fatto, come se fosse di fronte ad una meningite da meningococco. A questo punto mi chiedi di fare considerazioni in merito alle modalità di svolgimento del lavoro del Dipartimento di Prevenzione, bene. Ti dico cosa stabilisce la Circolare del Ministero della Sanità 13 marzo 1998 n.4: “Misure di profilassi per esigenze di sanità pubblica”: Sorveglianza sanitaria di conviventi e contatti stretti per 10 giorni, con inizio immediato di appropriata terapia al primo segno sospetto di malattia, in particolare modo iperpiressia.
Nei conviventi e nei contatti stretti di casi di meningite meningococcica: antibiotico-profilassi. Nei contatti stretti scolastici (tutti i frequentanti per asili nido e materne, i compagni di classe per la scuola elementare): sorveglianza sanitaria per 10 gg. e offerta attiva della antibiotico-profilassi.
Per la gestione dello stesso caso di meningite meningococcica l’American Public health Association stabilisce quanto segue: stretta sorveglianza dei contatti familiari e di altri contatti intimi alla ricerca di segni precoci di malattia, in particolare della febbre, onde iniziare senza ritardi un’appropriata terapia; somministrazione profilattica di un agente chemioprofilattico efficace ai contatti intimi (conviventi, persone entrate in contatti sufficientemente intimi da aver condiviso stoviglie per es., amici intimi a scuola ma non tutta la classe).
Il nostro Dipartimento di Prevenzione ha allertato tutti i medici di base e di continuità assistenziale (guardie mediche) e questo posso assicurarlo, visto che mia moglie, che in quei giorni svolgeva incarico di guardia medica, è stata contattata dalla dr.ssa Rossini del Servizio Igiene e Sanità Pubblica ed allertata: tutti i compagni di classe del caso che avessero manifestato sintomi sospetti sarebbero dovuti essere inviati direttamente al Pronto Soccorso.
Appurato che sul versante “sorveglianza clinica” non ci sono state mancanze arriviamo al capitolo antibiotico-profilassi: l’episodio specifico che mi racconti attesterebbe una non ottimale efficacia delle azioni messe in atto per raggiungere tutti i bambini e garantire a tutti la profilassi: ma sarebbe stata appropriata l’antibiotico-profilassi a tutti i compagni di classe? Tecnicamente no: in questi casi la profilassi deve essere garantita ai contatti intimi, converrai con me che è difficile stabilire quanto intimi possano essere i contatti tra compagni di scuola e in genere, precauzionalmente, la profilassi si concede a tutti. C’è poi da considerare il tempo di incubazione della malattia: generalmente 2-4 giorni e considerato che l’ultimo giorno in cui il bambino sarebbe stato a contatto con i compagni di classe dovrebbe essere il 20 dicembre, il fatto che i sintomi si siano manifestati il 25 dicembre fa supporre, credo realisticamente, che il 20 dicembre il bimbo non incubasse alcuna infezione.

Infine sì, la macchina della Sanità Pubblica deve scattare con inappuntabile efficacia, quindi tutti i compagni di classe avrebbero dovuto essere contattati ma in questi casi, perdonami l’imparzialità, mi viene spontaneo un lamento: il nostro Servizio Igiene e Sanità Pubblica ha solo due dirigenti medici, uno dei quali Direttore di Dipartimento, quindi due medici hanno dovuto: decidere le strategie operative, coordinare le attività pratiche, coordinare le azioni di comunicazione con la stampa, coordinare le attività di profilassi ai contatti stretti, contattare tutti i medici di base e sostituti (visto il periodo di festa), i pediatri di libera scelta e le guardie mediche, le famiglie dei compagni di classe del bambino e il tutto cominciando a lavorare dal 27 dicembre, sabato, forse rientrando dalle ferie, in assenza di reperibilità specifica, per un evento che risulta essere straordinario (i casi di meningite sono considerabili eventi non ordinari, vere e proprie emergenze di Sanità Pubblica), per il quale non c’è abitudine ad intervenire; un po’ come chiedere ad un equipe di due chirurghi di eseguire un trapianto di fegato e attendersi che l’intervento riesca perfettamente.
Quando ci conosceremo personalmente, penso che in futuro avremo occasione, vorrei proseguire con ulteriori considerazioni, per ora mi fermo qui, sperando di essere stato sufficientemente esaustivo.