giovedì 29 aprile 2010

Alcohol Prevention Day

Nel giorno in cui il mondo è concentrato sulla prevenzione dell'abuso di alcol SpeS pubblica alcuni dati dello Studio Passi relativi alla popolazione marchigiana e all'anno 2009.
Abbiamo già parlato dello Studio Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) e continueremo a parlarne in futuro, perchè si tratta di uno studio importantissimo che ha tutti i pregi già descritti in questo blog qualche tempo fa.
Se i problemi possono essere meglio affrontati essendo consapevoli dell'entità degli stessi, credo che le seguenti evidenze epidemiologiche debbano fare riflettere:

- Circa un quinto degli intervistati (21%) può essere classificabile come
consumatore di alcol a rischio.

- In particolare il consumo di alcol in maniera smodata (binge drinking), riguarda l’8% degli intervistati e si associa in maniera statisticamente significativa con la giovane età (18-24 anni) e il sesso maschile, senza un particolare gradiente socio-economico.

- Il 6% degli adulti di 18-69 anni intervistati dichiara di aver guidato sotto l’effetto dell’alcol, cioè dopo avere bevuto nell’ora precedente almeno due unità alcoliche; l’unità alcolica corrisponde a circa un bicchiere di vino o una lattina di birra.

- Questa percentuale sale all’ 11% se si considerano solo le persone non astemie.

- La guida sotto l’effetto dell’alcol è un comportamento riferito più spesso dagli
uomini (15%) che dalle donne (3%), dai più giovani, senza marcate differenze per
livello di istruzione o reddito.

- Il 9% degli intervistati riferisce inoltre di aver viaggiato insieme a una persona che guidava sotto l’effetto dell’alcol.

Ricordo che lo studio Passi è un'indagine effettuata attraverso interviste telefoniche e che per questo motivo molti fenomeni potrebbero risultare sottodimensionati rispetto alla realtà.

Ringrazio il Dott. Fabio Filippetti, Coordinatore della Rete Epidemiologica Marchigiana e Referente Regionale per lo Studio Passi (nonchè senigalliese da qualche mese) per i dati trasmessi.

mercoledì 28 aprile 2010

28 aprile 2010: Giornata mondiale vittime dell'amianto


Oggi, 28 aprile 2010, il mondo celebra la giornata delle vittime dell'amianto.
Senigallia non parteciperà alla celebrazione se non attraverso una messa, che si terrà alle 18.30 di quest'oggi.
Molti senigalliesi, dunque, troveranno interessante i documenti che Legambiente, notoriamente molto attenta alla tematica amianto, ha pubblicato di recente. Credo che non ci sia modo migliore per celebrare una giornata come questa: conoscere meglio il fenomeno attraverso alcuni scritti di approfondimento.


Per ulteriori approfondimenti rimando ai siti già segnalati due giorni fa (vedi qui)
Buona lettura e buona celebrazione a tutti!
Ringrazio la collega Elsa Ravaglia per avermi segnalato il rapporto Liberi dall'amianto di legambiente.

martedì 27 aprile 2010

- 1 giorno alla giornata mondiale vittime dell'amianto

Domani, 28 aprile, è la giornata mondiale vittime dell'amianto.
Il 28 gennaio 2005 a Porto Alegre (Brasile), nell’ambito del forum mondiale sull’amianto, è stato proposto dall’Abrea, associazione brasiliana degli esposti all’amianto, di definire una giornata mondiale nella quale richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui danni alla salute derivanti dalle esposizioni all'amianto.
Il forum mondiale ha deciso di stabilire la data del 28 aprile di ogni anno e di invitare tutte le associazioni, i movimenti, le istituzioni ed i sindacati a far propria questa ricorrenza, ognuno con la propria sensibilità ed attraverso apposite iniziative.
A Senigallia l'ALA (Associazione Lotta all'Amianto)partecipa da alcuni anni alla celebrazione. Da due anni almeno (ma potrebbero essere tre) l'ALA invita la cittadinanza a partecipare ad una Santa Messa. La celebrazione religiosa in memoria dei morti dall’amianto si terrà mercoledì 28 aprile alle ore 18,30 presso la chiesa di Santa Maria Goretti di Senigallia.
L'immagine simbolo di SpeS sta a ricordarci che Senigallia ha pagato a caro prezzo la presenza di uno stabilimento Sacelit, dove hanno lavorato centinaia di operai senigalliesi, esposti ai gravissimi e irreversibili danni che le fibre di amianto possono provocare nei polmoni di chi le ha respirate per molto tempo.
Eppure, come sottolinea criticamente il Presidente dell'ALA Carlo Montanari, si sta registrando la "mancanza da parte delle Istituzioni e delle rappresentanze Sindacali nel fornire un segnale di presenza forte sulla questione".
In effetti non mi pare che per il 28 aprile si stia muovendo nessuno. Nel sito del Comune di Senigallia non c'è alcun accenno alla questione. Dunque nessuna giornata mondiale vittime dell'amianto da celebrare, se non attraverso una messa alla quale, non essendo cattolico, non parteciperò. Ho fatto notare al Signor Montanari che Senigallia merita qualcosa in più di una messa e che magari potrebbe essere la stessa ALA ad attivarsi per una più laica celebrazione della giornata, magari attraverso l'organizzazione di incontri scientifici sul tema. Montanari mi ha invitato alla sede dell'Associazione e non mancherò di presentarmi a lui non appena possibile. Chissà che dal prossimo anno non sia possibile celebrare un po' più degnamente il 28 aprile!

lunedì 26 aprile 2010

- 2 giorni alla giornata mondiale vittime dell'amianto

Mancano due giorni alla giornata mondiale vittime dell'amianto.
Spero che il 28 aprile non sia unicamente il giorno alla memoria di chi ha pagato con la vita le ripetute esposizioni all'amianto. Spero che il 28 aprile sia anche una giornata dedicata all'azione: alla corretta informazione per esempio.
Oggi ricercando informazioni sul web ho avuto modo di apprezzare alcuni siti molto ben organizzati e altamente informativi.
Buon approfondimento a tutti quelli che decideranno di non ignorare la giornata mondiale delle vittime dell'amianto.

Letture consigliate:
Sito dell'ISPESL
Sito internet della Regione Emilia Romagna
Scheda riassuntiva dell'APAT (con riferimenti normativi)

martedì 20 aprile 2010

Bevilacqua su Marcantoni e Paradisi (parte seconda)

Vi ricordate delle polemiche di Marcantoni e Paradisi sul nuovo monoblocco ospedaliero?
Ne abbiamo parlato qui.
Ora giunge la risposta del Direttore di Zona "da galantuomo a galantuomo ed essendo ormai scomparse le fibrillazioni elettorali che hanno spinto alcuni, in ricerca di protagonismo e visibilità, a usare strumentalmente argomenti e polemiche varie relativamente alla sanità senigalliese".
Mi auguro che con lo stesso spirito il Direttore voglia rispondere ad altre domande che meritano risposte.

Lettera di un malato oncologico: la risposta dell'Assessore Volpini

La risposta dell'Assessore Volpini alla lettera pubblicata dai giornali on-line della nostra città non si è fatta attendere. La riporto come è stata pubblicata su 60019.it.

Ho letto con grande interesse e coinvolgimento l’articolo pubblicato su alcuni giornali on-line in merito alla gestione del reparto oncologico dell’ospedale di Senigallia, che mi chiama direttamente in causa quale Assessore alla Sanità.
L’articolo 32 della Costituzione recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”: è questa un’affermazione insieme di grande attualità, di fondamentale importanza e di considerevole impegno, se si pensa che in un Paese come gli Stati Uniti una riforma sanitaria che si ispira a questi principi è stata introdotta solo recentemente dal Presidente Obama.
Da studente prima e da giovane laureato poi, ho studiato, condiviso e difeso i principi ispiratori fondamentali della legge 833 (la legge di riforma sanitaria del 1978): l’uguaglianza dei cittadini e l’universalità degli interventi sanitari, perfettamente in linea con l’articolo 32 della Costituzione precedentemente ricordato.
Ribadisco quindi l’importanza del principio di garantire gratuitamente cure e assistenza medica, come peraltro avviene anche nel reparto di oncologia dell’Ospedale cittadino. Nel caso specifico la modalità scelta dal reparto di seguire i pazienti oncologici tramite un’equipe è largamente utilizzata da numerose strutture sanitarie in tutto il territorio regionale e nazionale, perché, oltre ad essere permessa dalle leggi nazionali sulla sanità e regolata dai contratti di lavoro del settore, garantisce anche una omogeneità di prestazioni attraverso l’utilizzo di protocolli sanitari condivisi e validati e la collegialità degli interventi medici.
Personalmente ritengo che l’applicazione di questa metodologia non debba comunque costringere il paziente che intende affidarsi a un solo medico a dover ricorrere a visite a pagamento; credo che l’adozione di questo tipo di organizzazione possa essere possibile affidandosi anche al buon senso.
Sono però scarse le competenze del Sindaco e dell’Assessore alla Sanità sull’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari del territorio, che sono compiti del Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria e dei responsabili delle singole unità operative.
D’altra parte la conferenza dei Sindaci ha competenze in materia di indirizzo e di programmazione degli interventi, ed è per questo che il Comune di Senigallia chiederà al Direttore Generale e al Responsabile medico del reparto di approfondire le ragioni tecniche che hanno portato a questo tipo di organizzazione, e di valutare se sia possibile adottare modalità di intervento che possano mitigarne gli effetti sui pazienti.

da Fabrizio Volpini,
Assessore ai Servizi alla Persona

domenica 18 aprile 2010

Lettera di un malato oncologico all'Assessore alla Sanità di Senigallia Fabrizio Volpini

Su 60019.it è stata pubblicata una lettera indirizzata all'assessore Volpini. La pubblichiamo anche qui e rimaniamo in attesa di pubblicare la risposta dell'Assessore Volpini.

Cortese Assessore,
mi rivolgo a Lei quale responsabile della Sanità nella nostra città. Sono un malato oncologico, operato altrove, ma assistito dal nostro Ospedale. Immagino che Lei abbia un'idea precisa, dato il ruolo che riveste, di cosa significhi trovarsi in questa condizione, del calvario di sofferenza, fisica e psicologica, che comporta, dello stato di precarietà di aspettative e qualità della vita che induce.
Per affrontare e sperare di vincere questo "male" è fondamentale il livello di motivazione personale che, oltre che dall'ambito familiare, parte innanzitutto dal rapporto con l'oncologo, il quale deve instaurare un circuito virtuoso che s'innesca con la fiducia, nel tempo.
Ebbene, proprio questo cardine la Direzione Sanitaria del nostro Ospedale ha voluto svellere, disponendo che le visite di controllo (e cura) non siano più richiedibili dai "pazienti" facendo riferimento all'oncologo di fiducia, ma che vengano assegnate genericamente all'Equipe Oncologica, nella persona di... chi capita capita!
E' sempre possibile richiedere la visita con l'oncologo che mi ha curato sinora, ma pagando 50 euro, in regime di libera professione!
Non nego la professionalità di tutti i componenti l'Equipe, sostengo solo che nella cura del tumore è fondamentale la storia del malato, che non è certo solo quella riportata nelle poche, fredde righe della mia cartella clinica, nonchè, ribadisco il rapporto di fiducia con chi mi segue da tempo.
Non mi sembra giusto, NON E' GIUSTO.
La invito caldamente, cortese Assessore, ad iniziare il Suo mandato con un atto di umanità. Meglio: di civiltà. E la prego: niente discorsi più o meno falsamente o ipocritamente equitativi.
Parliamo di tumore, non di altri stati patologici che per loro natura sono passibili di una fungibilità terapeutica ed assistenziale completamente diversa.
Sperando vivamente in un Suo positivo intervento al riguardo nei confronti del nostro Ospedale, cordialmente Le faccio i migliori auguri per il Suo lavoro.
Un paziente oncologico.

PS: mi scusi se non mi firmo, è per debolezza, non per vigliaccheria.

giovedì 15 aprile 2010

Efficacia dei messaggi intimidatori per la prevenzione degli incidenti stradali

Nel 2008, Sabina Cedri e Cinzia Cedri del Dipartimento di Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria dell'Istituto Superiore di Sanità hanno pubblicato nel 2008 l'interessante Rapporto Istisan denominato "Sicurezza stradale: gli effetti della comunicazione intimidatoria sulla prevenzione degli incidenti".
Riporto la sintesi del lavoro:
Le comunicazioni tramite fear appeal sono tuttora ampiamente utilizzate, anche se la ricerca in questo campo non ha portato a conclusioni chiare e definitive sulla loro efficacia. Molti degli studi condotti hanno preso in considerazione le più diverse tematiche di prevenzione, mentre il presente lavoro si focalizza sugli effetti dei messaggi intimidatori per la prevenzione degli incidenti stradali. Oltre alla paura, tali messaggi suscitano ansia, disgusto, depressione, senso di colpa. E potrebbero essere proprio questi stati d’animo a causare il cosiddetto “effetto boomerang”. La maggior parte dei lavori considerati dimostrano poi un effetto positivo in relazione agli atteggiamenti, per cui ad un maggior livello di paura corrisponde un cambiamento di atteggiamento nei confronti degli incidenti stradali. Esistono invece pochi studi che hanno analizzato l’efficacia di tali messaggi sui comportamenti, e tali studi presentano risultati discordanti. Il presente lavoro dimostra quindi una certa efficacia dei fear appeal sulla prevenzione degli incidenti stradali, quantomeno nel cambiamento di atteggiamento, anche se si devono considerare alcuni fattori limitanti che fanno riflettere sulla necessità di condurre studi focalizzati, ad esempio, sulle diverse componenti del messaggio intimidatorio.

Dunque i messaggi intimidatori, i video shock, le testimonianze forti sono efficaci nel prevenire incidenti stradali? La risposta sembrerebbe "forse sì ma con alcune riserve".
Il problema è insito nella distanza, in senso lato, che intercorre tra messaggio preventivo e esito desiderato. Nel caso, ad esempio, della guida in stato di ebrezza e degli incidenti stradali si potrebbe declinare il problema in questo modo:
- conoscenze: so che non si può guidare dopo aver bevuto
- atteggiamenti: penso che sia giusto non mettersi alla guida dopo aver bevuto
- comportamenti: dopo aver bevuto non guido mai
Ed ecco il problema di gran parte delle strategie educative che vengono messe in campo nel tentativo di prevenire la guida in stato di ebrezza: si riesce ad ottenere buoni risultati in merito a conoscenze e atteggiamenti, ma pochissimi studi sono in grado di stabilire quanto una campagna preventiva riesca ad incidere sui comportamenti. Eppure è sui comportamenti che si deve incidere.
Per me, comunque, il problema non si pone. Mi accontenterei se attraverso campagne preventive si riuscisse ad ottenere una modifica di conoscenze e atteggiamenti. E mi auguro per questo che sempre più frequentemente si comunichino, anche in maniera forte, messaggi di prevenzione che potrebbero salvare qualche vita. Purtroppo in Italia si è scelta una linea più soft e i cosiddeti "fear appeal", i messaggi dal contenuto realistico e scioccante, non sono quasi mai utilizzati a scopo preventivo. SpeS va contro tendenza e periodicamente (quando il web ce ne darà l'occasione) pubblicheremo video, immagini, messaggi forti.
Cominciando con la storia di Jaqueline Saburido, che molti di noi ricorderanno.
Questi video ci facciano riflettere.



domenica 11 aprile 2010

Io sto con Emergency


Qui la notizia, secondo la quale tre operatori italiani di Emergency avrebbero confessato di aver preparato un attentato ai danni del governatore della provincia di Helmand. Secondo Gino Strada, fondatore dell'ONG, si tratta dell’inizio di «una guerra preventiva» del governo Karzai contro «un testimone scomodo» come Emergency. Senza dubbio le accuse appaiono grottesche. Indipendentemente da quello che sia realmente successo quanto sta accadendo in Afghanistan è un attacco ad Emergency.
Io sto con Emergency.