venerdì 10 aprile 2009

Testimonianze: Emergency in Afghanistan



Ieri al Mezza Canaja incontro meraviglioso, meravigliosamente descritto da Quilly.
Copio-incollo dal suo blog...

A volte guardiamo distrattamente un telegiornale, o sfogliamo senza interesse un giornale imbattendoci nella parola Afghanistan.
L'Afghanistan per noi è un mondo lontanissimo. Una terra in mezzo alle montagne, in posizione strategica nel cuore dell'Oriente. Ci capita di incontrare un titolo, "Strage al mercato di Kabul, 90 morti" e di passare avanti con indifferenza per andare a leggere invece avidamente chi è stato eliminato dal Grande Fratello, chi è quel difensore brasiliano acquistato dalla nostra squadra del cuore o chi sarà il nuovo tronista di Uomini e Donne.
Quando poi, come ierisera, ci troviamo davanti foto di bambini che hanno l'età dei nostri figli senza entrambi gli arti inferiori, o di vecchi con sguardi profondissimi ma con il volto sfigurato dalle ustioni, quando siamo lì, non possiamo girare canale e dobbiamo fare i conti con quegli sguardi, con quegli arti, con quelle garze e quelle stampelle le cose cambiano. A quel punto i numeri, 90, 25, 67, 48 non sono più un espressione matematica ma diventano storie di persone finite nella polvere, parabole di vite finanche brevissime, terminate sull'asfalto o sulla terra di Kabul.
Dal comodo della nostra poltrona sentenziamo spesso di "quanto hanno rotto il cazzo questi che arrivano per rubarci il lavoro", e non capiamo invece che pur di fuggire da quell'inferno, chiunque metterebbe a repentaglio la propria vita, proprio come quegli adolescenti che a volte, al Porto di Ancona, si attaccano sotto ad un Tir per oltrepassare la dogana e raggiungere la speranza di una vita migliore. Ieri sera al Mezza Canaja, Giovanni e Sergio, infermieri in Afghanistan per Emergency, ci hanno fatto capire in un ora più di quanto in dieci anni tutti i Tg e la carta stampata messi assieme. Ci hanno spiegato l'efficenza di un ospedale, visto dalla popolazione come zona franca, dove capita di vedere uomini fino a mezzora prima nemici aiutarsi e capirsi.
Ci hanno fatto conoscere la mentalità e gli usi di un popolo che vive in un'altro mondo, in un altra epoca, in una città di tre milioni di abitanti senza acqua, nè elettricità. Ci hanno permesso di entrare nella vita di tutti i giorni sanitaria, giuridica e in parte politica, facendoci capire che in quella situazione organizzata ancora a livello tribale, non ci possono essere efficaci "esportatori di democrazia" . Elicotteri armati fino ai denti, che costano come venti ospedali, non servono a migliorare le condizioni di un popolo radicato ancora nel Medioevo, che è abituato a girare per strada con pistole, coltelli e tirapugni. In Afghanistan la legge non esiste.
Esistono invece uomini e donne come Sergio e Giovanni che si recano in quei luoghi a svolgere il proprio lavoro di infermiere o di tecnico e lo fanno con amore e solidarietà oltre che con grande professionalità.
Ringrazio Sergio, Giovanni ed Emergency per quello che hanno fatto, che stanno facendo e che faranno, portando sollievo e cure in zone di guerra.
Ringrazio Nicola Mancini e quelli del Mezza Canaja, per averci concesso la possibilità di ascoltare queste storie e di vedere queste immagini e per averci offerto la possibilità di accedere a informazioni altrimenti irraggiungibili attraverso i canali tradizionali.
Questa volta gli assenti hanno avuto, come sempre torto. Chissà se in futuro avremo ancora l'opportunità di ascoltare queste storie e di vedere queste immagini.
Tira una brutta aria. E come diceva un grande condottiero del passato:
"Sento un tintinnar di sciabole...."

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