La percezione di qualsiasi rischio per la popolazione generale è mediamente distorta. Cosa intendo? Se vado in aereo "me la faccio mediamente sotto” dalla paura. Eppure il rischio che il mio aereo precipiti disastrosamente è molto inferiore al rischio di avere un disastroso incidente automobilistico, che corro ogni qual volta mi metto al volante. Talvolta non siamo a conoscenza dei rischi che si corrono ogni giorno. Ad esempio: se chiedessi ad un americano qual è il pericolo maggiore che corre in spiaggia, cosa pensate mi risponderebbe?
Penserebbe alla corrente del mare e alle onde alte; penserebbe ai colpi di calore o magari agli squali! La risposta corretta è: nessuno di questi!
Un articolo dell’anno scorso, pubblicato dalla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine (Maron BA, 2007), mette in guardia su un pericolo che non avevo mai preso in considerazione: le buche nella sabbia. Non c'avevo mai pensato, eppure sembra che negli USA centinaia di persone ogni anno muoiano sepolte nella sabbia delle spiagge, senza che nessun mezzo d’informazione e nessuna organizzazione sanitaria si sia mai interessata di questa strage dimenticata. Cosa c’entra tutto questo con Senigallia?
Ho pensato ad almeno due insegnamenti di Sanità Pubblica: il primo è relativo alla differente frequenza dello stesso evento per popolazioni differenti. Questo è un capisaldo dell’epidemiologia che è la spina dorsale della Sanità Pubblica: ogni popolazione ha le sue caratteristiche, ogni popolazione si caratterizza per patologie che hanno maggiore frequenza di altre, differenti servizi sanitari, maggiori o minori disuguaglianze di salute. Per questo ogni popolazione dovrebbe essere descritta nel suo “profilo di salute”.
Se la memoria non mi inganna nessuno a Senigallia è mai morto per essere caduto dentro una grande buca lasciata in spiaggia. Ma ogni estate Senigallia vive la drammatica morte di qualcuno nelle acque del suo mare.
La seconda lezione è la seguente: anche le cose meno frequenti capitano. Sebbene certi rischi non vengano percepiti come dovrebbero, essi sono reali, pertanto andrebbero tenuti in debita considerazione. La cronaca estiva degli scorsi anni parla chiaro: ogni anno a Senigallia e dintorni alcuni muoiono per annegamento in mare, talvolta per malore, talvolta per colpa della corrente e delle onde (leggi qui, qui e qui).
L’estate sta per chiudere i battenti ed è bene ricordare che mentre il tempo andrà progressivamente peggiorando alcuni rimarranno in ferie godendosi gli ultimi raggi di sole e immergendosi in acque sempre più agitate… occhio quindi ai pericoli del mare.
E in ultimo una provocazione: perché noi Senigalliesi non cominciamo a prendere sul serio il divieto di balneazione quando in spiaggia sventolano le bandiere rosse?
Bibliografia: Maron BA, Haas TS. Sudden Death from Collapsing Sand Holes. N Engl J Med 2007; 356(25): 2655-56.
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5 anni fa
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