In un recente articolo scientifico si dimostra che nelle città con il maggior numero di ciclisti si registra il minor numero di incidenti stradali. Nella figura sottostante si riportano i dati relativi a New York City, dove negli ultimi anni il numero giornaliero dei ciclisti è raddoppiato e al contempo è sceso il numero annuale degli incidenti.
Le motivazioni sono diverse e tutte concorrono al verificarsi di questo fenomeno: più ciclisti in strada significa più attenzione alle biciclette da parte delle amministrazioni e quindi più servizi dedicati (piste ciclabili, segnaletica, etc.), maggiore attenzione ai ciclisti da parte degli automobilisti (che spesso e volentieri sono anch'essi ciclisti, nutrono più rispetto per chi si muove in bici e forse ne comprendono meglio i movimenti) ma anche maggiori capacità di movimento sulle strade da parte dei ciclisti. Questi stessi determinanti sono spesso disattesi nel periodo estivo: maggior numero di ciclisti e alto numero di ciclisti inesperti, elevato traffico veicolare e alto numero di guidatori non attenti ai ciclisti. E poi il fenomeno dei parcheggi selvaggi e delle piste ciclabili che vengono invase da chi, per una serata di divertimento, si disiteressa della sicurezza stradale dei ciclisti.
Così accade che i ciclisti deviano dalle piste ciclabili e tornano in strada, luogo dove macchine e biciclette possono scontrarsi a danno del ciclista nella maggioranza dei casi.
Così accade che i ciclisti deviano dalle piste ciclabili e tornano in strada, luogo dove macchine e biciclette possono scontrarsi a danno del ciclista nella maggioranza dei casi.
Queste sono foto scattate nel tratto di pista ciclabile di via Piave e quello che spinge la bici (con figlio in sella) sono io, durante la prima serata del Summer Jamboree. Per la cronaca: in prossimità del foro annonario le Forze dell'ordine pullulavano. Ma nessuno a interessarsi delle piste ciclabili trasformate in parcheggio. Forse a Senigallia la sicurezza in sella a una bicicletta, almeno in estate, è considerata opzionale.
2 commenti:
La storia è vecchia. L'attenzione per una corretta mobilità è molto bassa e spesso soltanto demagogica, perché cozza con gli interessi della maggior parte della gente (quindi porta via voti - guarda quanto poco interesse c'è da parte della gente comune per quanto riguarda lo sfacelo della complanare, tutti convinti che ridurrà traffico e inquinamento, illusi dai politici che hanno dietro degli interessi che di pubblico hanno molto poco) e specialmente delle imprese (supermercati in primis) che hanno tutto l'interesse a far muovere la gente in macchina. Per non parlare di quelli commerciali nazionali (Fiat and co.) e sovranazionali (petrolio).
Comunque non diamoci per vinti e continuiamo a parlarne, prima o poi dovranno darci ascolto e, almeno, avremo la triste possibilità di affermare: "noi l'avevamo detto..."
ciao, chiox
Ottimo Daniel.
Penso che dovrebbe cambiare il paradigma, cioè dovremmo iniziare a costruire le strade e progettare la mobilità pensando prima ai ciclisti e pedoni e, in ultimo, agli automobilisti. I primi devono fare tragitti brevi e in sicurezza; le auto, tutto sommato, richiedono attenzioni minori.
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