lunedì 22 marzo 2010

USA: via libera alla riforma sanitaria di Obama


Oggi è un giorno importantAggiungi immaginee per gli USA. La maggiore potenza economica mondiale, la patria della democrazia e della libertà, il Paese dove il sogno diventa realtà... aveva uno dei peggiori sistemi sanitari al mondo tra i Paesi cosiddetti "sviluppati".
Un sistema sanitario capace di generare questi numeri (dati aggiornati al 2008) non può che essere considerato "mostruoso":
- 18% degli ultra-sessantacinquenni senza assicurazione sanitaria;
- 20% di adulti tra i 19 e i 64 anni senza assicurazione sanitaria;
- 8,9% di bambini e ragazzi tra 0 e 18 anni senza assicurazione sanitaria.
Fonte: CDC factstats. Health Insurance Coverage, 2008.
Nella notte americana Obama è riuscito nell'impresa di estendere i servizi sanitari a 32 milioni di statunitensi, il 95% degli oltre 300 milioni di cittadini americani disporrà ora di una copertura sanitaria. La Camera dei Rappresentanti Usa ha infatti dato il via libera al testo, nella versione approvata dal Senato alla vigilia di Natale, con una maggioranza di 219 voti contro 212, tre voti in più dei 216 necessari. Per la cronaca i repubblicani hanno espresso compatti il loro voto contrario. Una vittoria importante ottenuta attraverso importanti compromessi.
Per approfondire la notizia leggi qui, qui e qui.
Ecco un esempio di ottima amministrazione della cosa pubblica. Ecco la differenza tra un semplice politico e un grande statista. Ecco la differenza tra chi dice di voler tutelare la salute pubblica e chi tutela la salute pubblica con azioni concrete. Ci sarà tempo per comprendere il reale impatto della riforma sanitaria, ci sarà tempo per capire se gli ingenti costi della riforma faranno capitolare Obama agli occhi degli americani. Oggi è tempo di gioire per i milioni di persone precedentemente privi di assistenza sanitaria che d'ora in avanti potranno permettersi di affrontare la malattia con il conforto di una cura.
"Questa notte abbiamo dimostrato al mondo che siamo ancora un popolo capace di grandi cose" (Obama, 22 marzo 2010)

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